Un aiuto per loro

La storia


PROLOGO
 

CIAO a tutti ! Vi ringrazio anticipatamente per l’attenzione che dedicherete al mio caso - rispetto a quanto avviene qui, è già molto !!!
Ma andiamo con ordine, (anche se sarà difficile, data la mole di vicissitudini capitatemi, che hanno reso questi 5 anni fitti e ingarbugliati): cercherò di raccontarvi la realtà di Porto Empedocle e dei nostri sfortunati animali passo per passo.

TUTTO EBBE INIZIO COSÌ

Circa 5 anni fa, mentre stavo andando a comprare il pane, la mia attenzione fu attratta da uno strano odore, somigliante a quello della carne bruciata. Appena girato l' angolo, assistetti alla scena più sconvolgente e raccapricciante della mia vita: un gruppetto di ragazzotti stava gettando sulla brace alcuni cuccioli di una delle innumerevoli cagnette randage e ciò che sentivo era l’odore delle loro carni bruciate da esseri che credo non appartengano al genere umano.
E ciò che udivo erano le grida di creature terrorizzate e completamente indifese lasciate alla mercè di mostri, il tutto nella solita cornice di chi non vede, non sente, non dice, nè tanto meno si ribella……
Sorretta dalla forza della disperazione, mi sono messa ad urlare chiedendo aiuto ma, nonostante fosse giorno e ci fossero  numerosi  passanti, nessuno intervenne per salvare quelle “bestie che  portano zecche e malattie” (definizione empedoclina  del cane, che, nel resto d’Italia, è invece il miglior amico dell’uomo per antonomasia)... Così, strattonando i ragazzi, riuscii a salvare solo gli ultimi 2 cuccioli. Ironia della sorte, oltre a perdere il sonno, la fame e la salute per lo shock, questi teppistelli, già noti alle forze dell’ordine, provarono a denunciarmi ma la realtà dei fatti inficiò il loro incredibile tentativo, sebbene siano riusciti ad eludere l’accusa di maltrattamento e di uccisione di animali perché minorenni e quindi non imputabili.

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA

Purtroppo, dopo quella prima volta, il fato mi mise davanti a molti altri eventi simili, come quando riuscii a salvare per un pelo due cani impiccati che raggiunsi guidata dai loro guaiti e rantoli, a cui nessun altro dava minimamente importanza, o ancora quei 3 cani che portai via dalla strada perché gli abitanti dirimpettai promettevano loro polpette avvelenate, o come la volta in cui dovetti portar via 2 docili randagi perché le persone del luogo, con la scusa di prevenire i loro morsi, li educavano a suon di sprangate…  

Queste storie di ordinaria follia, che la maggior parte della gente di qui giustifica come passatempi per i ragazzini o come sfogo per adulti stressati ed intolleranti, avvengono quasi quotidianamente tanto che i cani sono fortunatissimi se ottengono un po’ di cibo, fortunati se ottengono indifferenza e normali se vengono avvelenati, picchiati, sparati, impiccati, bruciati, investiti, lapidati o ..... sottoposti ad altre simili "amorevoli attenzioni".

 

CUMULI DI POVERI ESSERI

Nel corso del tempo, riempita la mia abitazione di randagi particolarmente sfortunati, iniziai a stanziarli momentaneamente nella ex fabbrica della Montedison, dismessa da lungo tempo, con l’errata convinzione che, quanto  prima, il mio Comune si sarebbe occupato della catastrofica situazione del randagismo esistente nel territorio.

I mesi trascorrevano in maniera sempre più preoccupante in quanto, quasi ogni giorno, trovavo un cane vecchio o malato oppure una cucciolata abbandonata davanti al cancello poiché, probabilmente, in città correva voce dell’esistenza di un canile o di qualcosa di simile.

Si arrivò addirittura al punto che gli operatori ecologici, che durante lo svolgersi delle loro mansioni si accorgevano che qualcuno aveva gettato dei cuccioli nella spazzatura (..capitolazione quasi normale se la cagnetta di famiglia rimane incinta..) invece di far finta di niente e triturarli con il resto della immondizia, come avveniva prima, venivano da me a portarmi i sopravvissuti ed altrettanto faceva chi, per pietà, riusciva a strappare qualche altro randagio dagli investimenti o dalle sevizie degli uomini.

Così, rea di temere per l’incolumità dei “canuzzi” e di non saper dire di no a nessun evento drammatico, arrivai a dover sfamare, curare e stabulare circa 200 cani, riducendomi allo sfinimento fisico e quasi sul lastrico. Nonché, ciliegina sulla torta, con la pendenza di una scomunica e del relativo disonore in una comunità, a suo modo, iper-religiosa, perché il prete mi rimproverava di non essere una buona credente in quanto trascorrevo le mie domeniche “in mezzo alle bestie e non in chiesa tra i cristiani, come vuole DIO”: effettivamente peccavo perché, invece di trascorrere il giorno deputato al riposo in maniera elegante e comoda ad ascoltare le PAROLE di fratellanza, di pietà e di compassione, me ne stavo in mezzo alla sporcizia ad aiutare con i fatti delle creature bisognose e sofferenti. 

PONZIO PILATO E BARABBA

A questo punto, calpestando il mio orgoglio, andai a bussare alla porta del Comune, dove iniziò un’altra odissea ancor più disgustosa:
in un primo momento, forse solo per quietarmi, dato che la forza della disperazione molto può, iniziarono ad assecondarmi verbalmente ma a farmi rimbalzare da un ufficio ad un altro, giostrandosi tra il ping-pong delle varie competenze (quelle Regionali, Provinciali, Comunali, Sanitarie, ecc.).

Dopo aver visto che il perder tempo non serviva a farmi arrendere, si attivarono con la tattica più antica del mondo: quella che dice che la miglior difesa è l’attacco !!!!!

Così provarono ad intentarmi una causa facendo figurare che i 200 cani erano miei e che li avevo messi abusivamente e in gran segreto nel terreno della “Montedison”.

La Usl, che fino a quel momento era stata latitante sulle urgenze sanitarie del caso, non interessandosi né di sterilizzazioni né di frenare le zoonosi dilaganti (Ecchinococcosi, Rogne, Leishmaniosi, Rickettsiosi) sul territorio, invece di agire secondo gli obblighi che gli spetterebbero per legge, concorse, con una nefasta relazione, ad accusarmi di non aver microchippato i cani (ulteriore beffa è che sarei stata l’ unica in tutto il Comune ad essere perseguita esemplarmente con una multa di 40.000 euro per questa sanzione amministrativa mai elevata prima da nessun vigile urbano né da alcun veterinario! !!!).

Fortunatamente venni legalmente seguita da una brava, coraggiosa e competentissima avvocatessa animalista che riuscì a scongiurare questa ennesima ingiustizia rammentando alle colpevoli ed inette Amministrazioni locali che i cani randagi sono di competenza del Sindaco, che dovrebbe utilizzare i quattrini stanziati annualmente dal Presidente della Regione e dall’Assessore alla Sanità per costruire canili sanitari pubblici, risanare quelli esistenti, provvedere alla gestione ed alle relative operazioni di sterilizzazione e di iscrizione all’ anagrafe canina (cosa che qui non avviene mai, nella totale illegale normalità… Perciò è legittimo chiedersi dove vadano a finire i fondi di cui alla Legge Regionale n. 15 del 3 luglio 2000).

NON PIÙ SOLA

Quanto sopra raccontato, grazie anche alle coscienze di alcuni conterranei rinsaviti e risvegliati, iniziò ad attirare l'attenzione dei “media”: finalmente trapelò agli onori (e, a volte, ai disonori) della cronaca questa situazione che si guadagnò qualche titolo su giornali e riviste ed una manciata di minuti su due trasmissioni televisive nazionali, dalle quali sembrarono fiorire inchieste ufficiali e buoni propositi ufficiosi, svaniti poi nel nulla con lo spegnersi delle telecamere.

Provvidenzialmente venni contattata da numerose Associazioni Animaliste, che si dimostrarono da subito costernate dell’ accaduto e molto sensibili al mio problema.

Molti animalisti e zoofili sparsi in tutta Italia, attraverso collette, avvisi, proteste, appelli mediatici, catene di solidarietà e mercatini di beneficenza, nei tempi più bui in cui credevo che, per questi canuzzi, sopraggiungesse la morte per fame, malattie e stenti, riuscirono a sostenermi come angeli custodi, mandandomi cibo, farmaci e denaro. Inoltre fecero un utilissimo e quanto mai opportuno lavoro di costante pressione verso le istituzioni comunali, provinciali e regionali, tramite lettere, telefonate ed e-mail, che servirono a “sensibilizzare” il Sindaco, che stipulò una “nebulosa” convenzione per sfamare i cani (ovviamente con crocchette economiche e non adatte ai cuccioli ed ai malati). All’arrivo del Commissario Straordinario, però, tale convenzione non venne più rinnovata; nel frattempo, credendo alla promessa di un rinnovo della suddetta convenzione, per sfamare gli animali, avevo continuato ad acquistare il cibo dal medesimo fornitore e così fui dallo stesso denunciata per non aver pagato quanto avuto (Il procedimento è ancora in corso). 

Grazie alle donazioni ricevute, potei sfamare gli animali (che hanno fame anche durante le diatribe umane) ed anche rivolgermi a qualche sfortunato nullatenente del luogo che, in cambio di offerte e di cibo, mi aiutò quasi quotidianamente a pulire i recinti, a costruire ripari di fortuna ed a nutrire i cani (dato che, dalle mie parti, il volontariato puro, semplice ed altruistico sembra non esistere). 

Le donazioni e la risonanza suscitata dal mio caso richiamarono però il bieco interesse di alcuni loschi personaggi: alcuni, spacciandosi per animalisti e benefattori, riuscirono, approfittando della mia ingenuità, della disperazione e della paura di rimanere ancora una volta sola in questa impari lotta, a spillarmi parte degli aiuti mentre altri andarono a “sciacallare” le riserve di cibo e di medicine  nelle rovine della ex fabbrica,  non sempre presenziata da me o da qualche aiutante.

L'ARTE DEL TERGIVERSARE ED IL POTERE DELLA BUROCRAZIA

Il problema del grave randagismo in città e della sistemazione dei “canuzzi” della ex Montedison non ha trovato sinora soluzione perché le competenti Autorità locali continuano ad essere inadempienti ed a ritardare ogni tipo di decisione e di intervento adducendo quotidianamente una scusa diversa o un nuovo intoppo burocratico anche per le attività di routine meno dispendiose, quali quelle della raccolta dei rifiuti e della periodica disinfestazione.

L’unica ridondante affermazione minacciosa era che l’area si sarebbe dovuta  sgomberare, anche coattivamente, al più presto, prendendo in considerazione pure la scellerata idea di smistare i miei tesori in altri fantomatici canili di altre zone (che o sono saturi, o inesistenti o ufficiosamente lager).

OPERAZIONE O.S.P.E.

Nel frattempo alcune Associazioni Animaliste del nord Italia hanno provato quantomeno ad aiutarmi ad arginare il problema della riproduzione dei cani randagi, offrendomi la possibilità, anche se non totalmente gratuita, di utilizzare una clinica mobile, dei veterinari e degli operatori volontari per sterilizzare quanti più randagi possibili.

Il primo tentativo è stato però deleteriamente ostacolato dalla locale Associazione dei Medici Veterinari... (apri doc 1 - 2 )

Naturalmente, una volta ostacolato l’avviamento del progetto, non si fecero più vivi per proporsi loro gratuitamente e/o a basso costo ma continuarono ad applicarmi le normali tariffe  "da cane di proprietà" per qualsiasi tipo di urgenza. Solamente due di loro (di cui non posso ovviamente rivelare i nomi per tutelarli dalle faide di categoria) si mostrarono abbastanza sensibili e riuscirono, insieme ad altri volontari del nord, a sterilizzare parecchi cani randagi (le sterilizzazioni stanno continuando ma molto a rilento sia perché sono rimasti da catturare i cani più inselvatichiti e paurosi sia perché molti volontari, dovendo tornare al lavoro nelle proprie città, hanno dovuto abbandonare il campo).
 

STRALCI DI VITA SOCIALE

Poiché stavo svolgendo un servizio utile alla società a cui era completamente sfuggito di mano il problema del randagismo e quello, direttamente correlato, della tutela della salute pubblica, sia sterilizzando i randagi che preoccupandomi dei casi disperati del mio paese, provai a candidarmi nuovamente per la carica di Consigliere Comunale. Tale mia decisione fu presa per cercare di smuovere l’apatica immobilità politico – amministrativa del mio paese, come quando alcuni anni fa, nominata “Assessore per le Politiche Sociali”, vinsi molte battaglie per le disoccupate, per le indigenti e per le ragazze madri, così da non poter essere accusata di pensare solo ai cani dimenticandomi delle persone ma, naturalmente, non sono stata eletta forse perché sarei stata ancora più scomoda e pericolosa avendo potuto poi agire dall’interno. 

NUOVI EPISODI DI UNA VECCHIA EPOPEA

Un nuovo momento di stallo nel cercare di risolvere il problema dei cani randagi si è verificato a giugno, mese di campagna elettorale e di elezioni amministrative: chi lascia le poltrone non può più mantenere le ultime promesse fatte; chi vuol farsi pubblicità per farsi eleggere promette mari e monti ma poi ……. Nella realtà, però, avviene una sospensione ed una cristallizzazione delle problematiche e delle impellenze pubbliche che, proprio in questo periodo, si incrementano e si aggravano (come, per esempio, la trattativa per la costruzione del canile, la promessa di far subito un'altra gara di appalto per avere di nuovo e al più presto una ditta che fornisca il mangime ai miei poveri canuzzi o come la trattativa per il problema dei rifiuti, che per giorni ha trasformato il paese in una discarica a cielo aperto).

Arrivato il nuovo Sindaco (Calogero FIRETTO) ed una nuova Giunta Comunale, ero lieta di poter rammentare loro le problematiche degli ultimi 5 anni e prospettare la risoluzione legale ed urgente del problema randagismo. Ma...
Leggete il resto nella sezione news...

Dani Rametta Assuntina   

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FULVIO ED ELISABETTA CI RACCONTANO LA LORO SIGNIFICATIVA QUANTO, ISTRUTTIVA ESPERIENZA. Volevo inviarvi una mia lettera per raccontare un pò la mia storia, che va avanti esattamente da Agosto del...
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Vi invitiamo quindi a scriverci al fine di creare un ponte di dialogo e solidarietà su questo gravissimo problema, che qui è molto accentuato, ma purtroppo esiste anche in atre aree della nostra nazione. Sarà anche un veicolo per porre in contatto e comunicare le varie iniziative di questo genere.
 

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